Continua la nostra rubrica “Il Master Fotografo”, uno spazio dedicato ai grandi maestri che hanno segnato la storia della fotografia in modo indelebile con i loro scatti. Scatti che fanno sognare, scatti che evocano emozioni forti, scatti che hanno fatto il giro del mondo, scatti indimenticabili.

Uno dei motivi per cui abbiamo creato questa “rubrica mensile”, oltre ad approfondire le conoscenze su ciò che ci appassiona, ovvero la fotografia, è che – soprattutto quando si è agli inizi della propria esperienza fotografica – ci si potrebbe ritrovare in una routine, e fotografare più o meno sempre gli stessi soggetti, quelli con i quali abbiamo ormai preso confidenza, un po’ per abitudine, un po’ per paura di uscire dalla nostra zona di comfort.

Può essere utile quindi lasciarsi ispirare dai grandi maestri. È qui che i maestri della fotografia possono aiutarti. Anche se alcuni dei fotografi di cui parleremo sono ormai defunti, le loro immagini, i messaggi e la creatività continuano a vivere. Tutti possiamo cogliere qualcosa dalla loro capacità e dal lavoro.

Queste persone hanno realizzato cose che nessun altro aveva fatto prima e hanno avuto una grande influenza sulle generazioni successive. Fotografi che non hanno scattato solo un’immagine capolavoro, ma hanno prodotto un numero significativo di opere uniche nel corso della loro vita.

Questo mese abbiamo scelto Bert Hardy.

Dalle periferie di Londra e Glasgow ai campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra di Corea, le fotografie di Bert Hardy (1913-1995) sono tra i grandi documenti del XX secolo.

Hardy è entrato a far parte della rivista Picture Post nel 1941, diventando il loro fotografo principale dopo pochi mesi. In seguito ha lavorato come fotografo militare e ha vinto innumerevoli premi.

Cresciuto da umili origini della classe operaia a Blackfriars, il maggiore di sette figli, Bert Hardy ha lasciato la scuola all’età di 14 anni per lavorare per un chimico che sviluppava anche fotografie. Ha poi acquistato una vecchia macchina fotografica da un banco dei pegni e quello è stato l’inizio della sua carriera fotografica.

La sua prima grande vendita è avvenuta quando ha fotografato re Giorgio V e la regina Mary in una carrozza di passaggio e ha venduto 200 piccole stampe della sua migliore visione del re. E’ poi diventato un documentarista e fotografo per la stampa.

Nel 1938 Hardy divenne uno dei primi fotografi a utilizzare una fotocamera Leica 35mm ed è ora considerato il giornalista fotografico per eccellenza di Londra: sicuro di sé, esperto e senza paura. La sua serie “Fire Fighters!” gli è valsa il suo primo riconoscimento in Picture Post e ha seguito con altre serie altrettanto celebri come “East End at War” e “Life in the Elephant”.

Negli anni ’50 e ’60 è diventato uno dei fotografi pubblicitari di maggior successo e ben pagati nel Regno Unito. Hardy divenne uno dei fotografi più amati della Gran Bretagna ed era noto per le sue immagini coinvolgenti di persone comuni. Ad alcune immagini più gioviali si accostano anche soggetti più seri scattati – come incarico – durante la guerra di Corea.

Nel 1964, Bert Hardy scelse un completo cambio di direzione e acquistò una fattoria, nel Surrey. Divenne un agricoltore e visse nella fattoria per il resto della sua vita. Anche come agricoltore, continuava a tenere conferenze sulla fotografia.

Nel 1995 ha avuto un attacco di cuore che si è rivelato fatale, ma il suo spirito vive attraverso il suo lavoro che ha superato la prova del tempo.

Possiamo intraprendere un’esplorazione visiva delle qualità materiali e formali delle fotografie di Bert Hardy e troveremo immagini della vita quotidiana in cui il Maestro ha catapultato l’ordinario nello straordinario, in termini di immagini accattivanti e coinvolgenti.

La forza del suo lavoro risiedeva nella sua capacità di catturare un momento, mettere le persone a proprio agio, avvistare una folla, entrare e scattare le fotografie che altri avrebbero perso. A detta di tutti, era un fotografo che avrebbe rischiato qualunque pericolo – se fosse stato necessario – per scattare una fotografia.

La fiducia e il coraggio personali di Bert Hardy erano leggendari. La carriera di Hardy si è sviluppata fotografando persone nei pub, all’aperto e per strada. Il suo lavoro ora ci fornisce un record unico della vita quotidiana dell’epoca.

Bert Hardy aveva un’empatia con i suoi soggetti che tira fuori la loro umanità al punto che sembra di poter entrare nella scena attraverso le sue fotografie.

La sua immagine di due donne sedute sulla ringhiera del lungomare di Blackpool è diventata da allora un’immagine iconica della Gran Bretagna del dopoguerra. È immediatamente riconoscibile come una delle immagini più amate di quell’epoca e molti credono che sia stata spontanea.

© Estate of Bert Hardy

Come la maggior parte di molte altre immagini simili, è stata studiata e messa in scena. Eppure non è tanto questa la cosa sorprendente di questa fotografia, ma il fatto che l’abbia scattata utilizzando una fotocamera Box Brownie piuttosto che la sua solita Leica. Lo ha fatto per dimostrare che non è la fotocamera a fare una bella fotografia, ma il fotografo.

Woman on the London Underground, 1952 -© Estate of Bert Hardy
Liverpool 1950 – © Estate of Bert Hardy

Ma quali sono le lezioni che possiamo imparare da Bert Hardy?

La prima, come abbiamo accennato, sta nel fatto che non è tanto la macchina fotografica quanto la capacità di cogliere un momento a rendere una foto speciale.

Questo è importante perché spesso ci sentiamo scoraggiati se non abbiamo il meglio che il mercato può offrire e pensiamo che a causa di una macchina fotografica modesta non saremo mai in grado di fare foto straordinarie. Questo è un mito da sfatare.

L’importanza della spontaneità. L’immagine ideale racconta qualcosa dell’essenza di un momento, di un attimo di vita. La spontaneità (seppur studiata con attenzione e mai casuale) permette di mostrare alcuni aspetti dell’umanità. La persona che osserva l’immagine immediatamente riconosce la vera essenza dello scatto.

L’osservazione e una genuina curiosità di saperne di più sui soggetti e sulle loro storie, è la chiave per creare immagini in grado di coinvolgere lo spettatore e farlo quasi diventare parte della vita dei soggetti.

La capacità di Hardy di evocare in modo giocoso il tempo e il luogo catturando la vita quotidiana. Un’abilità questa a cui possiamo fare riferimento – e da sviluppare al massimo delle nostre possibilità – negli scatti di street photography e non solo…

Prendiamo come esempio questa immagine qui sotto (scattata nel 1948) di due bambini a Glasgow.

Two-Boys – © Estate of Bert Hardy

In questa particolare immagine Hardy ha potuto evidenziare il tema della povertà in città. Tuttavia, presta molta attenzione al fatto che l’immagine non scivola nel sentimentalismo, pur riuscendo a raggiungere e catturare quel momento che risuona con il tema e il messaggio di questa fotografia.

Una delle citazioni di Bert Hardy è:

“Ovunque osservo, e la maggior parte delle volte osservo, vedo fotografie”

Non è proprio questa la facoltà principale da sviluppare? L’abitudine ad osservare per vedere oltre la superficie e saper cogliere la vera essenza di un momento, di un luogo, di un soggetto?

Infine…

Anche nelle situazioni più difficili, la resistenza dello spirito umano brilla nelle immagini di Hardy e la sua opera merita considerazione insieme a contemporanei e altri grandi maestri, tra cui Robert Capa e Henri Cartier-Bresson.

Per osservare e studiare ulteriori immagini di Bert Hardy, puoi cliccare su questo link:
https://bit.ly/3tgpXwT


3 commenti

Andrea · 5 Maggio 2021 alle 15:56

Grazie per questo interessantissimo articolo su di un fotografo che ancora non avevo conosciuto. Concordo che la sua opera merita attenzione al pari di altri grandi fotografi. Sinceramente è la prima volta che ne sento parlare, una grande lacuna da colmare.

Roberto Ferroni · 5 Maggio 2021 alle 23:25

Veramente interessante, c’è molto da imparare

Sergio · 7 Maggio 2021 alle 12:45

Grazie per questa “scoperta” : pensavo di conoscerli quasi tutti, ma vedo che non è così… Davvero interessante e completo l’articolo!

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